sabato 30 novembre 2013

PILLOLE DI PAROLA a cura di Cristina Rossini


PRIMA DOMENICA DI AVVENTO
ANNO: A
Colore Liturgico: VIOLA
 
 

 






MONIZIONE AMBIENTALE

Inizia oggi un nuovo anno liturgico, inizia con l’avvento, tempo che ci prepara al Natale e che risveglia in noi l’attesa del Signore che verrà nella gloria nell’ultimo giorno. Di fronte alla passività e all’apatia siamo chiamati ad essere operosi testimoni del nostro Dio. Di fronte alle varie salvezze umane siamo chiamati a cercare e a scegliere il Signore come unico Salvatore. Di fronte alle stanchezze, alla sfiducia e all’ansia, siamo chiamati a rimanere fedeli e coraggiosi. Di fronte al male che è in noi e nel mondo siamo chiamati a riconoscere il nostro bisogno di salvezza e di conversione radicale.

 ACCENSIONE DEL CERO

Signore Gesù vieni a visitare la tua Chiesa, vieni a visitare questa assemblea, vieni a visitare l’umanità intera, vieni a visitare le nostre famiglie, accendi nel cuore di ognuno di noi una sana inquietudine che ci spinga a cercarti, grande nostalgia che ci spinga a desiderarti, una preghiera più viva che ci permetta di incontrarti. Questo primo cero dell’Avvento che ora accendiamo esprime il nostro desiderio di te Signore e il nostro impegno per una vita animata dalla carità. Ci sostenga in questo proposito la vergine tua madre che soprattutto in questo tempo risplende davanti a noi come la donna operosa nella carità.
Tu sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

 MONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA

Il profeta Isaia che ci accompagnerà per tutto l’Avvento, ci presenta i popoli che camminano verso il monte del Signore per ascoltare la sua Parola. L’ascolto, l’accoglienza e la fedeltà a questa Parola hanno prodotto e continueranno a produrre la pace universale.

MONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA

L’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Roma invita anche noi a liberarci dalla nostra fede stanca per risvegliare l’attesa, e ci chiama a vivere questo tempo di Avvento come occasione decisiva per incontrare il Signore.

MONIZIONE AL VANGELO

Attendere vuol dire vegliare, ci raccomanda Gesù, aspettare qualcuno che arriva e che può riempire di salvezza quell’attesa, di certezza ogni nostro dubbio e di sicurezza ogni nostra speranza.

-1 Dicembre- I Domenica di Avvento 2013 / I Domenica di Avvento 2014 (Anno A)




L'anno liturgico è l'articolazione del calendario annuale della liturgia della Chiesa Cattolica. Inizia con la prima domenica di Avvento (a fine novembre - inizio dicembre) e termina con l'ultima settimana del Tempo ordinario.La Chiesa suddivide questa serie di anni attraverso la denominazione di Anno A, Anno B, Anno C, a cui corrisponde un ciclo per quanto riguarda le letture festive (Ciclo A, Ciclo B, Ciclo C), aventi ciascuno di essi una peculiare fisionomia. Ci si limiterà, in questa sede, ai Vangeli, essendo questi l’oggetto principale della nostra meditazione festiva, senza tuttavia che noi si sminuisca l’importanza dei testi dell’Antico Testamento e della Seconda Lettura (di solito staccata dal contesto) che li accompagnano. Ora, durante l’anno A ad offrirci spunti di meditazione su Gesù Cristo è l’evangelista San Matteo; durante l’anno B è San Marco, mentre l’anno C conosce il mistero  salvifico dell incarnazione  attraverso il Vangelo di San Luca. San Giovanni, che a più riprese compare  nella Liturgia della Parola di tutti e tre gli anni, viene proposto in modo particolare durante il tempo di Passione del Signore.

 CICLO A: MEDITIAMO IL VANGELO DI MATTEO
 
 

Nella storia del cristianesimo, il Vangelo di Matteo, è stato senz’altro il vangelo più popolare, più letto e commentato e, anche se quello di Marco è considerato il primo in origine cronologico, l’opera di Matteo rimane una presenza capitale all’interno della Chiesa, che la propone spesso nella liturgia e nella catechesi. Nella composizione dei singoli vangeli, ogni evangelista ha una sua prospettiva, segue un suo progetto, disegna un suo ritratto della figura di Cristo, risponde alle esigenze della comunità cui indirizza il suo racconto. Per Matteo si pensa a destinatari di origine ebraica convertiti al cristianesimo, legati alle loro radici, ma spesso in tensione con gli ambienti da cui provenivano. Si spiega, così, la ricchezza delle citazioni, delle allusioni e dei rimandi all’Antico Testamento nel vangelo di Matteo. In questa linea si può interpretare il rilievo dato ai primi cinque libri biblici - conosciuti come Pentateuco o Torah - che costituiscono la legge per eccellenza. Gli insegnamenti di Gesù sono raccolti in cinque grandi discorsi: il primo ha come sfondo un monte - ed è perciò chiamato il Discorso della montagna (capitoli 5-7) - e può essere interpretato in riferimento al Sinai: Cristo non è venuto ad abolire la legge di Mosè ma a portarla a pienezza. Il regno di Dio è il tema centrale della predicazione e dell’azione di Gesù. Nel secondo discorso, detto “missionario” (capitolo 10), il regno è annunziato, accolto e rifiutato. Nel terzo, il discorso in “parabole” (capitolo 13), il regno è descritto nella sua crescita lenta ma inarrestabile nella storia. Nel quarto discorso (capitolo 18) è la Chiesa - un argomento caro a Matteo - che diventa il segno del regno durante il cammino della storia, nell’attesa che esso giunga a pienezza nella salvezza finale (quinto discorso, “escatologico”, capitolo 24). Questa struttura fondamentale (i 5 discorsi) è preceduta da due blocchi importanti: il vangelo dell’infanzia (cc. 1-2) e la presentazione di Gesù in pubblico: battesimo e tentazioni (cc. 3-4). Questa è l’opera di Matteo: un grandioso abbozzo della storia di Cristo, della Chiesa e del regno.

L'ANNO LITURGICO CELEBRA IL MISTERO DI CRISTO

 La Chiesa “annuncia” con la predicazione “l'intero mistero di Cristo” (CD 12) e con la liturgia “celebra” facendone una sacra memoria (SC 102). In tal modo essa rende presenti nell'oggi le “insondabili ricchezze di Cristo” (Ef 3, 8 ss.; cf 1, 18; 2, 7): le sue azioni salvifiche, con le quali i fedeli vengono in contatto per attingerne grazia di salvezza. L'anno liturgico che ha la sua “fonte” e il suo “vertice” nel mistero pasquale, è scandito da cinque “periodi” che hanno uno speciale rapporto con diversi momenti del mistero di Cristo (SC 10; LG 11). Si hanno pertanto in ordine progressivo: Avvento e Natale; Quaresima e Pasqua; Tempo ordinario.

 • Tempo di Avvento e di Natale

L'Avvento è un tempo di preparazione con una duplice caratteristica: ricorda la prima venuta del Figlio di Dio nell'umiltà e preannuncia la sua seconda venuta nella gloria: è tempo di attesa operosa, di desiderio, di preghiera, di evangelizzazione, di gioia. Il Natale è un tempo di contemplazione gioiosa del mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio e delle sue prime manifestazioni, venuto per la nostra salvezza «uomo fra gli uomini». In questo tempo Maria è celebrata particolarmente come «Madre di Dio».

• Tempo di Quaresima e di Pasqua

La Quaresima è un tempo di preparazione che vuol guidare a una più intensa e graduale partecipazione al mistero pasquale. Accompagna i catecumeni attraverso i vari gradi dell'iniziazione cristiana, e i fedeli attraverso il ricordo vivo del battesimo e la penitenza. La Pasqua é il vertice dell'anno liturgico, dal quale tutte le altre parti traggono la loro efficacia di salvezza, è il compimento della redenzione dell'umanità e della perfetta glorificazione di Dio: è distruzione del peccato e della morte, comunicazione di risurrezione e di vita.

• Tempo Ordinario

In questo lungo periodo, che ha una prima tappa fra il tempo di Natale e la Quaresima, e si svolge poi ampiamente dalla Pentecoste all'Avvento successivo, vi è una globale celebrazione del mistero di Cristo, che viene ripreso e approfondito in tanti suoi aspetti particolari. Già le Domeniche - “Giorno del Signore” - sono la “Pasqua settimanale” e quindi un innesto vivo nel nucleo centrale del mistero di Cristo lungo tutto l'anno; ma poi le Settimane (33 o 34) svolgono attraverso un intenso e continuato ricorso alla Bibbia dei piccoli cicli di approfondimento del mistero di Cristo, offrendolo alla meditazione dei fedeli perché divenga stimolo all'azione nella Chiesa e nel mondo.

COLORI DEI PARAMENTI I

colori che variano di tanto in tanto nei paramenti del sacerdote, sull'altare e all'ambone sono dei messaggi che dobbiamo imparare a leggere; essi esprimono il significato della celebrazione e predispongono un incontro tra il nostro mondo interiore e Dio. In certo qual modo è come se rivestissimo la nostra anima di quei colori:


1. Il colore Bianco è un colore luminoso, che fa pensare subito alla pulizia, alla purezza. Esso è diventato il simbolo dell'innocenza; basti pensare agli abiti dei bambini da battezzare, quelli di prima comunione, le spose. Il bianco indica però anche festa, gioia. Nella Chiesa questo colore è legato alla Resurrezione, dice vittoria della luce sulle tenebre. Durante l'Anno liturgico in Chiesa il bianco si usa soprattutto a Natale, a Pasqua, per le feste di Cristo e di Maria Vergine.

2. Il colore Rosso ci fa pensare immediatamente al sangue e al fuoco. Questo colore simboleggia la passione e il sacrificio di Cristo, il martirio dei fedeli e lo Spirito Santo. Esso è da considerarsi anche un simbolo regale, si pensi a quando i soldati gettarono sulle spalle di Gesù un mantello rosso e lo chiamarono Re (cfr. Gv 19,2). In altri passi della Bibbia di rosso scarlatto sono i peccati degli uomini. In Chiesa si usano i paramenti rossi soprattutto in occasione della domenica delle Palme, il Venerdì Santo,    per la Pentecoste, per l'Esaltazione della Croce, per i martiri e per gli apostoli.
 


3. Il colore Verde ci fa pensare ai prati. Esso è il colore della serenità, della speranza. Tale colore caratterizza maggiormente le celebrazioni dell'Anno Liturgico nel tempo ordinario (le 34 settimane che si succedono tra i tempi forti del Natale e della Pasqua).


4. Il colore Viola è il colore della penitenza, del dolore o della conversione e si usa prevalentemente in Avvento e in Quaresima. I paramenti viola vengono anche usati per le funzioni funebri.



5. Il colore Rosa è molto particolare e si una solo in due occasioni: per la domenica Gaudete (in Avvento) e per la domenica in Laetare (in Quaresima). Esso indica un periodo di riposo in mezzo ad un periodo penitenziale. È facile allora individuare, a secondo del colore usato in Chiesa, quali sentimenti si vogliono evidenziare e in quale tempo Liturgico ci troviamo.

sabato 23 novembre 2013

PILLOLE DI PAROLA a cura di Cristina Rossini


Domenica 24 Novembre 2013
Colore Liturgico:BIANCO


 







MONIZIONE AMBIENTALE
Gesù è il re dell’universo, l’origine della sua regalità non è la potenza e la forza, ma il sacrificio della croce. La sua risurrezione poi compie, esalta, dimostra tutto il suo essere RE.
Oggi nelle tormentate vicende della storia umana, il regno di pace e di amore del Signore non si avverte, sembra persino che non ci sia. In realtà è presente, si può vedere nelle persone che vivendo nella giustizia e nella carità si rendono disponibili verso gli altri, in quelle persone che hanno compreso che servire è regnare, in quelle persone che hanno messo e mettono ogni giorno Cristo al centro del loro universo.

MONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA
Davide è unto, consacrato re sopra Israele, una regalità, la sua, non priva di ambiguità e di infedeltà. Davide è l’anticipazione, la profezia di un re puro e fedele, un pastore perfetto che sarebbe venuto mille anni dopo di lui.
Gesù Cristo, il Messia è venuto a regnare sul trono di Davide suo padre con una regalità senza fine.

MONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA
Gesù è il primo rispetto a tutti gli altri esseri, è il modello di tutti. Per mezzo e in vista di lui tutto fu progettato e creato. È il primo dei risorti. Tutti i valori si racchiudono a convergono in lui e in lui tutto si riconcilia con Dio. Questa descrizione di Cristo che ci fa l’apostolo Paolo, non è altro che la descrizione del concetto di regalità che celebriamo oggi.

MONIZIONE AL VANGELO
Sulla croce Gesù appare senza potere e senza gloria, un vinto, un oggetto di derisione per la sua pretesa di esser re, che poi va a finire così male.
Ma un malfattore crocifisso con lui, sa riconoscere, sotto l’immagine dell’uomo sconfitto e prossimo a morire, un innocente, uno che non ha fatto nulla di male, e, affidandosi e raccomandandosi a lui, lo riconosce anche per quello che è veramente: il vero RE.

martedì 19 novembre 2013

lunedì 18 novembre 2013

sabato 16 novembre 2013

PILLOLE DI PAROLA a cura di Cristina Rossini


17 Novembre 2013
TRENTATRESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
COLORE LITURGICO:VERDE
 
 
 








Monizione Ambientale
L’anno liturgico sta avvicinandosi alla sua conclusione, le letture bibliche di queste ultime settimane sono popolate di simboli che hanno la funzione di esaltare l’attesa non tanto della fine, quanto piuttosto di un nuovo inizio.
La fine dell’anno ci rimanda alla fine della vita, e ancor più alla fine della storia e del mondo.
Cristo con il suo messaggio è venuto a proporci non la fine di qualcosa, ma l’inaugurazione di un Regno divino che redime e dona immortalità alla storia umana.
Gesù ci invita a non pensare alla fine della nostra vita, ma al fine, allo scopo per cui va vissuta impegnandosi ogni giorno coma se fosse l’ultimo.

MONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA
La venuta del Signore come giudice è paragonata dal profeta ad un giorno rovente come un forno che distrugge tutto quello che è male e che non vale ed è castigo per gli ingiusti. La gioia e la giustizia saranno solo per quelli che hanno vissuto lodando e onorando Dio.

MONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA
L’apostolo Paolo ricorda alle sue comunità e a tutti noi che va bene aspettare il Signore, ma l’attesa cristiana non è pigrizia e disfacimento, è attività, impegno e operosità costante.

MONIZIONE AL VANGELO
Il tempo in cui noi ci presenteremo davanti al Signore a rendere conto della nostra vita è da sempre avvolto nel mistero, sia per il momento, sia per il modo in cui si manifesterà.
Gesù dice di non preoccuparci, sarà lui a darci parola e sapienza per affrontare ogni problema, in modo che nulla di ciò che facciamo andrà perduto. Perseverando nella fede salveremo la nostra vita.

Programmi dal 18 al 24 Novembre 2013


GIORNATA PER IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO


Settimanale UNO E TRINO n°46 del 17 Novembre 2013


venerdì 15 novembre 2013

domenica 10 novembre 2013

PILLOLE DI PAROLA a cura di Cristina Rossini


 
8 Novembre 2013
 
TRENTADUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Colore Liturgico: Verde
 
 

 








MONIZIONE AMBIENTALE

Siamo invitati oggi ad una grande meditazione sulla fine dei tempi e su ciò che avverrà dopo la nostra morte. Ogni cristiano sa che la morte non è altro che una porta che immette nella pienezza della vita e nell’eternità.
Con questa certezza il credente non può affannarsi a costruire stabilità, legami, alleanze, vincoli, che lo distraggono dal suo cammino vero l’assoluto. Sappiamo bene che Gesù Cristo ci ha ricondotti pienamente a Dio e in Dio facendo della morte uno strumento della risurrezione.
L’attesa del futuro quindi, non può che alimentare e stimolare l’impegno nel presente ad essere profeti e testimoni della vera vita e della vera gioia.

MONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA

Già nell’Antico Testamento alcuni uomini di fede grazie a intuizioni illuminate, erano fermamente convinti che il legame d’amore tra i giusti e Dio, costruito nella vita, avrebbe raggiunto la pienezza diventando comunione escatologica. Questa fede nella risurrezione sostiene la testimonianza dei sette fratelli Maccabei che sono disposti a morire piuttosto che a tradire la legge di Dio.

MONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA

Ai cristiani di Tessalonica preoccupati per la fine del mondo, e a tutti noi, Paolo ripete con insistenza che il presente è importante e deve essere sostenuto da ogni opera e parola di bene. È nel presente che germoglia il futuro di gloria, per cui la trama dei nostri giorni deve essere intessuta dell’amore di Dio e della pazienza di Cristo.

 MONIZIONE AL VANGELO

Nella risurrezione la nostra vita e la nostra condizione saranno totalmente nuove e diverse rispetto a quelle nella terra. Anche i rapporti umani non avranno le stesse modalità.Gesù rispondendo ai Sadducei, coglie l’occasione per esaltare lo splendore della comunione con Dio, lui è la Vita, lui è il Dio della vita e quindi il Dio dei vivi. Chi crede in lui vive con lui e per lui, e da lui è strappato dalla morte.

 

PIAZZA SAN PIETRO DOMENICA 10 NOVEMBRE 2013


                                                                   ANGELUS


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù alle prese con i sadducei, i quali negavano la risurrezione. Ed è proprio su questo tema che essi rivolgono una domanda a Gesù, per metterlo in difficoltà e ridicolizzare la fede nella risurrezione dei morti. Partono da un caso immaginario: "Una donna ha avuto sette mariti, morti uno dopo l’altro", e chiedono a Gesù: "Di chi sarà moglie quella donna dopo la sua morte?". Gesù, sempre mite e paziente, per prima cosa risponde che la vita dopo la morte non ha gli stessi parametri di quella terrena. La vita eterna è un’altra vita, in un’altra dimensione dove, tra l’altro, non ci sarà più il matrimonio, che è legato alla nostra esistenza in questo mondo. I risorti – dice Gesù – saranno come gli angeli, e vivranno in uno stato diverso, che ora non possiamo sperimentare e nemmeno immaginare. E così Gesù spiega.

Ma poi Gesù, per così dire, passa al contrattacco. E lo fa citando la Sacra Scrittura, con una semplicità e un’originalità che ci lasciano pieni di ammirazione per il nostro Maestro, l’unico Maestro! La prova della risurrezione Gesù la trova nell’episodio di Mosè e del roveto ardente (cfr Es 3,1-6), là dove Dio si rivela come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Il nome di Dio è legato ai nomi degli uomini e delle donne con cui Lui si lega, e questo legame è più forte della morte. E noi possiamo dire anche del rapporto di Dio con noi, con ognuno di noi: Lui è il nostro Dio! Lui è il Dio di ognuno di noi! Come se Lui portasse il nostro nome. Piace a Lui dirlo, e questa è l’alleanza. Ecco perché Gesù afferma: «Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui» (Lc 20,38). E questo è il legame decisivo, l’alleanza fondamentale, l’alleanza con Gesù: Lui stesso è l’Alleanza, Lui stesso è la Vita e la Risurrezione, perché con il suo amore crocifisso ha vinto la morte. In Gesù Dio ci dona la vita eterna, la dona a tutti, e tutti grazie a Lui hanno la speranza di una vita ancora più vera di questa. La vita che Dio ci prepara non è un semplice abbellimento di questa attuale: essa supera la nostra immaginazione, perché Dio ci stupisce continuamente con il suo amore e con la sua misericordia.

Pertanto, ciò che accadrà è proprio il contrario di quanto si aspettavano i sadducei. Non è questa vita a fare da riferimento all’eternità, all’altra vita, quella che ci aspetta, ma è l’eternità - quella vita - a illuminare e dare speranza alla vita terrena di ciascuno di noi! Se guardiamo solo con occhio umano, siamo portati a dire che il cammino dell’uomo va dalla vita verso la morte. Questo si vede! Ma questo è soltanto se lo guardiamo con occhio umano. Gesù capovolge questa prospettiva e afferma che il nostro pellegrinaggio va dalla morte alla vita: la vita piena! Noi siamo in cammino, in pellegrinaggio verso la vita piena, e quella vita piena è quella che ci illumina nel nostro cammino! Quindi la morte sta dietro, alle spalle, non davanti a noi. Davanti a noi sta il Dio dei viventi, il Dio dell’alleanza, il Dio che porta il mio nome, il nostro nome, come Lui ha detto: "Io sono il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe", anche il Dio col mio nome, col tuo nome, col tuo nome…, con il nostro nome. Dio dei viventi! … Sta la definitiva sconfitta del peccato e della morte, l’inizio di un nuovo tempo di gioia e di luce senza fine. Ma già su questa terra, nella preghiera, nei Sacramenti, nella fraternità, noi incontriamo Gesù e il suo amore, e così possiamo pregustare qualcosa della vita risorta. L’esperienza che facciamo del suo amore e della sua fedeltà accende come un fuoco nel nostro cuore e aumenta la nostra fede nella risurrezione. Infatti, se Dio è fedele e ama, non può esserlo a tempo limitato: la fedeltà è eterna, non può cambiare. L’amore di Dio è eterno, non può cambiare! Non è a tempo limitato: è per sempre! E’ per andare avanti! Lui è fedele per sempre e Lui ci aspetta, ognuno di noi, accompagna ognuno di noi con questa fedeltà eterna.

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Dopo l'Angelus
Oggi pomeriggio, a Paderborn, in Germania, verrà proclamata Beata Maria Teresa Bonzel, fondatrice delle Povere Suore Francescane dell’Adorazione Perpetua, vissuta nel secolo diciannovesimo. L’Eucaristia era la fonte dalla quale attingeva energia spirituale, per dedicarsi con carità instancabile ai più deboli. Lodiamo il Signore per la sua testimonianza!

Desidero assicurare la mia vicinanza alle popolazioni delle Filippine e di quella regione, che sono state colpite da un tremendo tifone. Purtroppo le vittime sono tante e i danni enormi. Preghiamo un attimo, in silenzio, e poi alla Madonna, per questi nostri fratelli e sorelle, e cerchiamo di far giungere ad essi anche il nostro aiuto concreto. Preghiamo in silenzio. (Recita dell’Ave Maria)

Ricorre oggi il settantacinquesimo anniversario della cosiddetta "Notte dei cristalli": le violenze della notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 contro gli ebrei, le sinagoghe, le abitazioni, i negozi segnarono un triste passo verso la tragedia della Shoah. Rinnoviamo la nostra vicinanza e solidarietà al popolo ebraico, i nostri fratelli più grandi, maggiori. E preghiamo Dio affinché la memoria del passato, la memoria dei peccati passati ci aiuti ad essere sempre vigilanti contro ogni forma di odio e di intolleranza.

In questa domenica, in Italia, si celebra la Giornata del Ringraziamento. Unisco la mia voce a quella dei Vescovi esprimendo la mia vicinanza al mondo agricolo, specialmente ai giovani che hanno scelto di lavorare la terra. Incoraggio quanti si impegnano perché a nessuno manchi un’alimentazione sana e adeguata.

Saluto tutti i pellegrini, venuti da diversi Paesi, le famiglie, i gruppi parrocchiali, le associazioni; in particolare, i fedeli delle Diocesi della Liguria, accompagnati dal Cardinale Bagnasco e dagli altri Vescovi della Regione.

Saluto l’Istituto Secolare Operaie Parrocchiali, il Centro Académico Romano Fundación, i fedeli degli Stati Uniti d’America e di Tahiti; come pure quelli di Riccione, Avezzano, Torino, Bertonico e Celano. Un pensiero speciale per i giovani delle Pontificie Opere Missionarie, i ragazzi di Pescara e Monte San Savino e la Croce Verde di Alessandria.

A tutti auguro una buona domenica. Arrivederci e buon pranzo!

sabato 9 novembre 2013

giovedì 7 novembre 2013

PRIMA CATECHESI CRISTIANA


 
EUCARESTIA E VITA CRISTIANA



http://www.scribd.com/doc/182416211/Eucarestia-e-VITA-CRISTIANA-pdf
PAPA FRANCESCO ANGELUS Piazza San Pietro Domenica, 7 luglio 2013 Cari fratelli e sorelle! Buongiorno! Prima di tutto desidero condividere con voi la gioia di aver incontrato, ieri e oggi, un pellegrinaggio speciale dell’Anno della fede: quello dei seminaristi, dei novizi e delle novizie. Vi chiedo di pregare per loro, perché l’amore per Cristo maturi sempre più nella loro vita e diventino veri missionari del Regno di Dio. Il Vangelo di questa domenica (Lc 10,1-12.17-20) ci parla proprio di questo: del fatto che Gesù non è un missionario isolato, non vuole compiere da solo la sua missione, ma coinvolge i suoi discepoli. E oggi vediamo che, oltre ai Dodici apostoli, chiama altri settantadue, e li manda nei villaggi, a due a due, ad annunciare che il Regno di Dio è vicino. Questo è molto bello! Gesù non vuole agire da solo, è venuto a portare nel mondo l’amore di Dio e vuole diffonderlo con lo stile della comunione, con lo stile della fraternità. Per questo forma subito una comunità di discepoli, che è una comunità missionaria. Subito li allena alla missione, ad andare. Ma attenzione: lo scopo non è socializzare, passare il tempo insieme, no, lo scopo è annunciare il Regno di Dio, e questo è urgente!, e anche oggi è urgente! Non c’è tempo da perdere in chiacchiere, non bisogna aspettare il consenso di tutti, bisogna andare e annunciare. A tutti si porta la pace di Cristo, e se non la accolgono, si va avanti uguale. Ai malati si porta la guarigione, perché Dio vuole guarire l’uomo da ogni male. Quanti missionari fanno questo! Seminano vita, salute, conforto alle periferie del mondo. Che bello è questo! Non vivere per se stesso, non vivere per se stessa, ma vive per andare a fare il bene! Ci sono tanti giovani oggi in Piazza : pensate a questo, domandatevi: Gesù mi chiama a andare, a uscire da me per fare il bene? A voi, giovani, a voi ragazzi e ragazze vi domando: voi, siete coraggiosi per questo, avete il coraggio di sentir e la voce di Gesù? E’ bello essere missionari!... Ah, siete bravi! Mi piace questo! Questi settantadue discepoli, che Gesù manda davanti a sé, chi sono? Chi rappresentano? Se i Dodici sono gli Apostoli, e quindi rappresentano anche i Vescovi, loro successori, questi settantadue possono rappresentare gli altri ministri ordinati, presbiteri e diaconi; ma in senso più largo possiamo pensare agli altri ministeri nella Chiesa, ai catechisti, ai fedeli laici che si impegnano nelle missioni parrocchiali, a chi lavora con gli ammalati, con le diverse forme di disagio e di emarginazione; ma sempre come missionari del Vangelo, con l’urgenza del Regno che è vicino. Tutti devono essere missionari, tutti possono sentire quella chiamata di Gesù e andare avanti e annunciare il Regno! Dice il Vangelo che quei settantadue tornarono dalla loro missione pieni di gioia, perché avevano sperimentato la potenza del Nome di Cristo contro il male. Gesù lo conferma: a questi discepoli Lui dà la forza di sconfiggere il maligno. Ma aggiunge: «Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20). Non dobbiamo vantarci come se fossimo noi i protagonisti: protagonista è uno solo, è il Signore! Protagonista è la grazia del Signore! Lui è l’unico protagonista! E la nostra gioia è solo questa: essere suoi discepoli, suoi amici. Ci aiuti la Madonna ed essere buoni operai del Vangelo. Cari amici, la gioia! Non abbiate paura di essere gioiosi! Non abbiate paura della gioia! Quella gioia che ci dà il Signore quando lo lasciamo entrare nella nostra vita, lasciamo che Lui entri nella nostra vita e ci inviti ad andare fuori noi alle periferie della vita e annunciare il Vangelo. Non abbiate paura della gioia. Gioia e coraggio! Dopo l'Angelus Cari fratelli e sorelle, come sapete, due giorni fa è stata pubblicata la Lettera Enciclica sul tema della fede, intitolata Lumen fidei, “la luce della fede”. Per l’Anno della fede, il Papa Benedetto XVI aveva iniziato questa Enciclica, che fa seguito a quelle sulla carità e sulla speranza. Io ho raccolto questo bel lavoro e l’ho portato a termine. Lo offro con gioia a tutto il Popolo di Dio: tutti infatti, specialmente oggi, abbiamo bisogno di andare all’essenziale della fede cristiana, di approfondirla e di confrontarla con le problematiche attuali. Ma penso che questa Enciclica, almeno in alcune parti, può essere utile anche a chi è alla ricerca di Dio e del senso della vita. La metto nelle mani di Maria, icona perfetta della fede, perché possa portare quei frutti che il Signore vuole. Rivolgo il mio cordiale saluto a tutti voi, cari fedeli di Roma e pellegrini. Saluto in particolare i giovani della Diocesi di Roma che si preparano a partire per Rio de Janeiro per la Giornata Mondiale della Gioventù. Cari giovani, anch’io mi sto preparando! Camminiamo insieme verso questa grande festa della fede; la Madonna ci accompagni, e ci troveremo laggiù! Saluto le Suore Rosminiane e le Francescane Angeline, che stanno vivendo i loro Capitoli Generali; e i responsabili della Comunità di Sant’Egidio venuti da diversi Paesi per il corso di formazione. A tutti voi auguro buona domenica! Buon pranzo! Arrivederci.

mercoledì 6 novembre 2013

sabato 2 novembre 2013