giovedì 19 marzo 2009

MEDITIAMO INSIEME

Giovedì - 19 marzo 2009 S. Giuseppe - 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22 Tu sei fedele, Signore, alle tue promesse Mt 1,16.18-21.24 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo. Meditiamo Oggi, solennità di San Giuseppe, fac­ciamo una riflessione su quest'uomo, così grande e così storicamente sconosciuto, che in qualche mo­do, proprio per la sua grandezza e la sua anonimità, si presenta come un ottimo modello di quello che potremo chiamare (ma in maniera molto positiva), « l'uomo qualunque ». Giuseppe fu veramente co­sì: un uomo che sarebbe passato del tutto insigni­ficante nella storia del suo villaggio e della sua na­zione, se Dio non l'avesse scelto; un uomo che, come tutti gli uomini, si era fatta la sua piccola strada, il suo lavoro, il suo spazio di vita, la sua esperienza di ogni giorno, con le fatiche, il riposo, le piccole soddisfazioni che la vita di un villaggio di quel genere e in quel tempo può dare. Un uomo senza rilievo... Dio scelse un uomo senza rilievo per chiedergli il dono di fargli da padre nella sua nascita, nella sua infanzia e adolescenza, proprio per celebrare la dimensione dell'uomo nella sua semplicità. Dio non scelse un potente, né un re, né un do­minatore, ma un uomo di tutti i giorni, e, nella sua vita, entrò con dei potentissimi affetti: l'amore che legò Giuseppe a Maria sua sposa; l'amore che legò Giuseppe a Gesù, Figlio di Maria. Potentissimi affetti che intrecciavano nel cuore di quest'uomo le motivazioni umane e le motivazioni divine per vivere, poiché Giuseppe intuì la grandezza di Gesù, conobbe in qualche modo la grandiosità del destino di questo piccolo, nato dalla sua sposa Maria che portava in sé tutto il mistero dell'ele­zione di Dio. Egli, nella stretta cerchia di una famiglia (poi­ché di una famiglia qualsiasi si trattò in appa­renza), visse tutta la sua profonda esperienza di uomo religioso totalmente consacrato al divino. Il lavoro, le vicende, il dramma, le paure, la fuga,. l'esilio, la povertà, il ritorno, la vita di ogni gior­no, la morte, di cui nulla sappiamo: ecco una vita che divenne splendente di luce e rimane splendente di luce, proprio perché coloro che la condivisero furono il Dio fatto uomo e sua Madre. È un esempio tipico di come Dio desidera stabi­lire con noi uomini la sua relazione umana. Dia non vuole soltanto il culto, ma vuole un'esistenza familiare con noi. Dio non ci vuole soltanto al ritrovo domenicale. Egli vuole che il nostro amore, la nostra laboriosità, il nostro senso della vita siano così un intreccio di bene, di amore, di benevolenza reciproca tra noi e lui, un vivere veramente la vita di una piccola famiglia, che diventa poi la vita di una grande famiglia umana, nella quale matura una stupenda possibilità di redenzione. Il segreto di Dio è un segreto di famiglia, così egli ha voluto; il custode di Dio è un uomo che sa vivere in una famiglia. La vicenda di Dio è una vi­cenda dove non mancano sorrisi e lacrime, piccoli doni di ogni giorno, fatica scambiata come recipro­co regalo di vita, cura vicendevole e, insomma, tut­to ciò che costituisce l'umile esistenza di un pic­colo nucleo di persone che si vogliono molto bene. Questo va detto, non per ridurre la storia di Dio alla storia di un sentimento ben vissuto tra qual­che persona, ma per far comprendere bene che la vicenda di un Dio che è amore non può che svol­gersi in un clima d'amore. Ecco perché Giuseppe, la creatura semplice as­sunta a questo compito, è emblematica per tutti noi. Essendo l'uomo di tutti i giorni, diventa il modello dell'uomo di tutti i giorni, poiché tutti, giorno per giorno, ci si guadagna il pane quotidiano, si vivono le vicende, liete o tristi della vita, nella maniera più semplice e più modesta. In tutti può brillare una presenza di Cristo, un amore profondo, il senso di una splendida missio­ne. Mi pare sia questa la bellezza di Giuseppe, il grande e umile sconosciuto uomo di cui, tutto con­siderato, conosciamo solo il nome e la sublime mis­sione. Giuseppe è grande nel Regno di Dio. La pre­ghiera a lui rivolta è molto efficace. Egli è inserito ormai in un piano di salvezza nel quale rimane col­locato con gloria e con provvidenza. Cercare di ri­calcare la sua umile vita, seguirla nella vicenda quotidiana, condividere il profondo e tenero amore a Cristo Gesù, a Maria sua sposa; questa è espe­rienza cristiana, è avere il cuore giusto verso Dio e verso gli altri. Proviamo a chiedere a quest'uomo, straordinaria­mente amato nella sua vita ordinaria, straordinaria mente voluto da Dio, il segreto dell'armonia tra il tutto di Dio e la semplice vita di ogni giorno.

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